Il lastricato solare

Il lastricato solare è la copertura tipica dell’edilizia salentina, si tratta dell’ultimo solaio di copertura dell’edificio che ha la funzione di proteggere la struttura dal sole e soprattutto dalle intemperie. E’ in poche parole l’ombrello sotto il quale ci si ripara!

A differenza dei tetti a falda tipici dei climi più rigidi, caratterizzati da frequenti e abbondanti nevicate, il lastricato solare è una copertura piana e orizzontale, con una leggera pendenza (inferiore al 5%) indispensabile per consentire lo scorrimento delle acque meteoriche.

In salento la quasi totalità dei lastricati è realizzata con lastre di pietra leccese, le cosiddette chianche. In passato le pavimentazioni solari erano invece realizzate con un massetto unico in cocciopesto che avvolgeva le cupole all’estradosso delle volte leccesi, di queste ne sono rimasti alcuni esempi, ormai pochi perché sostituiti dal più moderno e ancora valido lastricato in chianche.

La tecnica del rivestimento delle coperture con lastre in pietra leccese è infatti relativamente recente, e viene introdotta nell’edilizia salentina con la disponibilità di leganti idraulici idonei alla sigillatura dei giunti (chiamenti) che la tecnica richiede. Unica complicazione, il fatto di dover utilizzare dei moduli rigidi per avvolgere delle strutture emisferiche, quali gli estradossi delle volte leccesi. Queste cupole estradossate, chiamate cozzi derivano dalla ridotta ricolmatura dei rinfianchi, adoperata per non sovraccaricare la volta e controllare le spinte laterali sui muri d’attico.

Questa tecnica di copertura con lastricato solare, si è conservata nel tempo, e permane oggi nelle strutture con solaio piano, rappresentando la tecnologia più diffusa per la copertura delle case salentine.

La fase preliminare nella costruzione di un lastricato è lo studio delle vie di scolo verso cui indirizzare l’acqua di pioggia, raccolta in grandi cisterne interrate in prossimità dell’edificio. Si realizza quindi la stesa delle fasce di impluvio, le cosiddette mescie, e delle fasce perimetrali; la superficie è raccordata con dei piani guida realizzati con una posa a correre sul lato dei 35 cm, a giunti sfalsati. Una copertura molto ampia deve essere divisa in più settori per consentire le dilatazioni dei solai sottostanti. La posa delle chianche avviene a secco, a questo segue una veloce bagnatura delle lastre di pietra leccese con acqua. Questa operazione consente il lavaggio del giunto e l’abbassamento del fondo di tufina in corrispondenza del giunto stesso, dove verrà colata la malta, questo eviterà inoltre un rapido assorbimento dell’acqua d’impasto della malta da parte della tufina secca.

La sigillatura o chiamentatura è una fase estremamente importante, poiché condiziona la tenuta del lastricato. Essa è stata eseguita con diverse modalità nel tempo. Inizialmente, si procedeva infilando la pastina di sabbia e cemento nelle fessure, pistonandole successivamente con la lama della “cucchiara”. La pastina era molto asciutta e, solo la pistonatura ripetuta consentiva la risalita della parte più liquida del cemento, lisciato a punta di cucchiaia. Lavorazioni più veloci, come la sigillatura a beverone con malte eccessivamente liquide, è da evitare, poiché spesso causa di fessurazioni e dissesti. Oggi l’aggiunta di additivi, tra cui i fluidificanti, migliora le prestazioni e il comportamento dei giunti tra le chianche.

In presenza di murature di parapetto realizzate con mattoni permeabili quali i blocchi di cls, o in laterizio alveolato, è buona norma intonacare la facciata interna del parapetto fino ad un’altezza superiore a quella che sarà la quota finale del lastricato solare.

La posa delle chianche di pietra leccese avviene su un sottofondo, posato a secco, di tufina o sabbia fine asciutta. La lastra infatti non è assolutamente incollata, ma posata a secco su uno strato di almeno cinque centimetri, la lastra viene poi battuta con un martello in legno o gomma, fino al raggiungimento della quota e della pendenza desiderata. Tra le singole lastre si lascia lo spazio di circa un centimetro.

Il lastricato di pietra leccese non necessita di una particolare manutenzione, ha però bisogno di ispezioni periodiche, perché è pur sempre una struttura esposta agli agenti atmosferici e all’usura. Oggi è diffuso l’uso di riprendere la sigillatura delle fughe con resine o vernici impermeabilizzati. Bisogna ricordare  che una malta eseguita correttamente rende superfluo ogni intervento in questo senso.

L’evolversi delle tecniche costruttive non ha scardinato il lastricato solare dal podio delle coperture dell’edilizia salentina, un ruolo fondamentale lo giocano due fattori: la disponibilitá della materia prima e la semplicità di realizzazione.

È per questa ragione che il lastricato solare in  chianche resta oggi la scelta privilegiata per il completamento delle coperture terminali in tutta l’area di diffusione della pietra leccese.

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